La nuova finanza sale a bordo delle navi e dei porti italiani
15/05/2018
Uscita di scena delle
banche e ingresso massiccio di fondi di investimento; nelle acque inquiete
dello shipping e della logistica italiana, la finanza sta assumendo un ruolo
sempre più importante, ma anche un identikit profondamente differente da quello
bancario che è stato praticamente esclusivo per anni. Alla progressiva “ritirata”
degli istituti bancari che hanno dovuto “archiviare” perdite pesanti derivanti
dai loro interventi nel settore delle attività marittime, sta corrispondendo la
nascita di uno scenario in evoluzione e molto diversificato: a Fondi
speculativi, che stanno cogliendo l’opportunità di interventi “mordi e fuggi”
nel settore marittimo sfruttando la fragilità delle imprese di shipping, si
stanno affiancando soggetti finanziari, sia Fondi sia players in grado di
creare architetture finanziarie articolate, e di accompagnare sia i processi di
ristrutturazione del debito e quindi di risanamento dei gruppi in difficoltà,
sia il rafforzamento della capitalizzazione dei gruppi, in funzione di processi
di crescita, acquisizioni e sviluppo sui mercati internazionali.
L’Assemblea annuale di
Federagenti che si è conclusa a Porto Cervo ha acceso i riflettori su questi
scenari, registrando sia il punto di vista di analisti del mercato, quali
Deloitte e SRM, sia di Fondi (Pillarstone) sia di operatori che hanno
sperimentato sul campo le criticità, ma specialmente i benefici, derivanti da
nuove formule di collaborazione con la finanza o anche dall’investimento nelle
loro realtà aziendali in Italia, attuati da grandi gruppi operativi
internazionali.
Se l’intervento di Gian
Enzo Duci, il presidente di Federagenti, che ha voluto aprire il dibattito non
solo sul presente, ma specialmente su quel futuro che impatterà direttamente
anche sulle attività della categoria degli agenti marittimi, ha svelato numeri
sconosciuti nella loro dimensione (3,5 miliardi) sugli investimenti
internazionali nello shipping ma anche nei porti e nella logistica italiana, il
dibattito ha portato in emersione realtà «di cui – ha sottolineato Duci – non
si deve aver timore», ma che devono essere conosciute per utilizzarne a pieno
le potenzialità.
Sembra chiudersi
un’era, quella delle banche uscite e in uscita, con risultati non certo
entusiasmanti, dal settore marittimo, e aprirsi, in un mercato dei capitali
caratterizzato da fortissima liquidità, uno spettro totalmente nuovo di
opportunità per le imprese italiane in grado di strutturarsi in modo adeguato
per le sfide del mercato.
Gli esempi emersi nel
corso dell’assemblea di Federagenti sono profondamente diversi, ma legati da un
fil rouge che è rappresentato da una capacità di intraprendere che è ancora uno
dei patrimoni autentici del settore marittimo italiano. Premuda, una delle
società storiche dello shipping italiano, risanata grazie al convinto
intervento del Fondo Pillarstone (rappresentata dal partner Gaudenzio Bonaldo
Gregori) che per altro ha riportato in Italia l’intero controllo delle
attività; Rimorchiatori Mediterranei - come sottolineato da Giacomo Gavarone - protagonista
di una campagna di acquisizioni internazionali a Malta, in Colombia, Norvegia e
Grecia oltre che in differenti porti italiani grazie a una ricapitalizzazione
virtuosa resa possibile dall’ingresso di Deutsche Bank; Vte antesignano - come
ricordato dall’amministratore delegato Gilberto Danesi - dell’ingresso di
grandi player sul mercato portuale italiano (Psa di Singapore) nella gestione
del più importante terminal container italiano, quello di Genova Voltri e
quello Vecon di Venezia; e infine il gruppo Onorato-Moby che ha sperimentato
con successo, per finanziare crescita e acquisizioni, per tre volte l’ingresso
e la successiva uscita con reciproca soddisfazione - ha sottolineato Achille
Onorato - di fondi di investimento e che ora sta sviluppando ulteriormente
l’attività grazie a un bond quotato.
All’assemblea di
Federagenti si è parlato anche di ministero del mare: dopo le recenti prese di
posizione di Confindustria.
Ministero del mare,
dipartimento delle attività marittime presso la Presidenza del Consiglio. «Una
cosa è certa - afferma Gian Enzo Duci - ed è la consapevolezza condivisa ormai
da più parti circa la necessità di una nuova governance politica e
istituzionale dell’intero settore di attività che sono riconducibili al mare».
Un’esigenza così forte che - secondo il Presidente di Federagenti - richiede
scelte politiche rapide e vincenti che coinvolgano la politica e non solo
l’apparato dello Stato, e che potrebbero concretizzarsi, forse anche con il
nuovo governo in fase di possibile formazione, con l’istituzione presso la
Presidenza del Consiglio di un sottosegretariato che progressivamente riaccorpi
tutte le competenze relative al settore marittimo oggi disperse in almeno sette
ministeri.