Delivery telematici: la risposta del Segretario di Assagenti al Direttore Generale di Spediporto
04/04/2020
Caro Giampaolo, desidero ringraziarti per questo post perché
non solo dimostra il tuo impegno in questo momento particolarmente difficile ma
soprattutto perché mi stimola e mi offre l’occasione di esprimere la mia
opinione su di un argomento sul quale abbiamo speso tantissimo tempo e fiumi di
parole, senza purtroppo arrivare a dei risultati definitivi e soddisfacenti che
adesso più che mai, in questa situazione, ci rendiamo conto quanto sarebbero
importanti.
Devo tuttavia confessarti che del tuo post non condivido né
i termini, né i contenuti.
Non condivido i termini perché, a mio avviso, li ritengo
eccessivamente imperativi; rivolgersi con la frase “devono immediatamente
consentire…” a delle multinazionali globali, con decine di miliardi di dollari
di fatturato e decine di migliaia di dipendenti in tutto il mondo, consentimi,
lo ritengo un pochino presuntuoso. Sono dell’opinione infatti che ciò possa
sortire tre effetti: uno positivo esclusivamente nei confronti dei tuoi
follower e, in particolare, su quelli dei rappresentanti della categoria
spedizionieristica, uno neutro nei confronti dei vertici degli head quarters
delle compagnia a cui sembra ti voglia rivolgere, e uno negativo, di
irritazione da parte dei responsabili locali delle compagnie di navigazione in
questione che ben conoscono la reale situazione.
Venendo ai contenuti, tu che si una persona che viaggia
molto e che ha la possibilità di visitare molti porti nel mondo, sai meglio di
me che gli scali italiani, compreso il nostro genovese, sebbene sia il più
avanzato del paese, non brillano certo per tecnologia avanzata e
telematizzazione spinta. Ci sono infatti
porti dove da anni non circola più un solo pezzo di carta per non parlare di
quelli dove addirittura non vi è più neppure intervento umano in banchina,
ebbene, in tutti questi porti le stesse compagnie di navigazione a cui tu ti
rivolgi operano e sono perfettamente allineate con gli standard tecnologici
richiesti.
Ma allora perchè a Genova e nel nostro paese non si riescono
a implementare e sviluppare i delivery
orders e la rimessa in termini telematici? Allora forse la responsabilità non è
delle compagnie di navigazione visto che già lo fanno in tutto il mondo!
Evidentemente queste compagnie, che comunque in questo
periodo di necessità si sono tutte messe in condizioni, sotto varie forme e con
diverse metodologie, di trasmettere i delivery ai loro clienti, hanno a che
fare nel nostro paese con una tipologia
aziendale di clienti diversa che nel resto del mondo, composta
prevalentemente da realtà aziendali di
medio e piccole dimensioni, prevalentemente transitari, certamente oltremodo
laboriosi, ma ancora poco avvezzi alla
digitalizzazione, dove prevale ancora il concetto “tanto che ho il fattorini in
giro va anche in agenzia…” che se andava bene fino all’altro ieri, non può più
andare bene nella situazione attuale come ci stiamo rendendo conto.
Per questo motivo, nell’interesse collettivo generale e
specifico particolare del momento di quelle persone che sono maggiormente
esposte, credo che non si debba semplicemente prendere atto della situazione,
ma continuare a lavorare per superare questi ostacoli e raggiungere gli
obiettivi che ci siamo prefissati da tempo.