La Commissione Europea chiede chiarimenti sulla tassazione delle Autorità Portuali
09/05/2018
Rubrica a cura dello Studio Legale Cuocolo, Genova-Milano - www.cuocolo.it - studio@cuocolo.it
Il 3 aprile il Ministero dei
Trasporti italiano ha ricevuto dalla Commissione Europea una lettera,
contenente la richiesta di informazioni in merito alla tassazione dei porti
italiani.
La Commissione, in particolare,
ha chiesto chiarimenti sul fatto che nell’ordinamento italiano le Autorità di
Sistema Portuale, nella raccolta dei canoni concessori sull’uso dei beni demaniali,
non sono sottoposte alla tassazione comunemente vigente per le imprese. Il
discrimine rilevante in questo caso, infatti, è se le Autorità di Sistema
portuale possano essere considerate imprese che esercitano attività economica,
e su questo punto dovranno vertere le spiegazioni che il Ministero dei
Trasporti è tenuto a fornire.
È opportuno ricordare che l’art.
107 TFUE vieta gli aiuti di stato, col fine di impedire agli Stati membri di
falsare la concorrenza. Secondo la consolidata posizione dell’Unione Europea
sul punto, le agevolazioni e le esenzioni fiscali rientrano nella nozione di
“aiuto di stato”, poiché portano ad una mancata percezione che di fatto
equivale ad un esborso di risorse pubbliche. In questo caso, la Commissione
europea è preoccupata che la legislazione italiana crei una situazione di
disparità tra i porti italiani e quelli del resto d’Europa, dal momento che le
Autorità non sono tenute a versare le imposte ordinarie come invece devono fare
le imprese che gestiscono i porti negli altri Stati membri.
Ma l’interesse della Commissione
verso tale questione non è nuovo: già a partire dal 2013 aveva avviato delle
indagini nei confronti prima dei Paesi Bassi, e successivamente anche di
Francia e Belgio. Anche in quei casi il problema era analogo: i soggetti che a
diverso titolo si occupavano della gestione e dello sviluppo dei porti erano
esentati rispetto al regime fiscale vigente per le imprese.
In seguito alle indagini, la
Commissione aveva ritenuto che sussistesse un aiuto di Stato illegittimo ed aveva
pertanto avviato la procedura d’infrazione, che si è già conclusa nei confronti
dei Paesi Bassi, con la decisione 2016/634 del 21 gennaio 2016.
In estrema sintesi, nella
decisione la Commissione ha sostenuto che la normativa neerlandese, dal momento
che esentava le imprese pubbliche che gestivano i porti dall’imposta sulle
società, costituisse un aiuto di Stato e andasse pertanto modificata. Anche in
quel caso, il punto centrale della questione era se le attività svolte dalle
imprese (indifferentemente pubbliche o private) incaricate della gestione di un
porto fossero da considerarsi attività economiche o meno.
In maniera analoga il problema si
pone nel caso delle Autorità di Sistema Portuale italiane, che secondo il Ministero
dei Trasporti, sono enti pubblici non economici di amministrazione indiretta
dello Stato italiano. La natura pubblica o privata del soggetto, tuttavia, ha
scarso rilievo per il diritto comunitario, mentre il vero discrimine è se
l’attività di riscossione dei canoni concessori possa essere qualificata o meno
attività economica.
Per quanto riguarda i prossimi
passaggi della procedura così avviata, la Commissione, una volta recepiti i
chiarimenti, se non li riterrà soddisfacenti, potrà inviare un parere motivato
contenente la richiesta di uniformare la legislazione nazionale al diritto
europeo. Se l’Italia non ottempererà a tale obbligo, potrebbe essere sanzionata
tramite l’avvio di una procedura d’infrazione.