Federagenti in Assemblea: tre casi nazionali sotto la lente di ingrandimento
14/12/2017
Battesimo e
presentazione informale durante l’assemblea di Federagenti (la Federazione
Nazionale Agenti Marittimi) per la “casa comune del mare e dei porti” in seno a
Confcommercio, che si è tenuta lo scorso 13 dicembre. Ad anticiparlo è stato il presidente di Federagenti, Gian Enzo
Duci, che è stato nominato coordinatore nazionale di Confmare (Cino Milani di
Fedepiloti vice cordinatore). Non una nuova associazione o una confederazione,
ma un soggetto chiamato a coordinare l’intera filiera di operatori e imprese
che agiscono sul mare, nei porti e nella logistica connessa. L’annuncio è
giunto al termine di una affollatissima assemblea natalizia di Federagenti che
ha acceso i riflettori non solo sullo stato dell’arte della riforma portuale,
ma anche su alcune realtà ad alto rischio della portualità italiana: Gioia
Tauro, Venezia e Taranto.
Per quanto riguarda
Gioia Tauro, è emersa con forza l’esigenza (sostenuta dal Presidente degli Agenti
Marittimi della Calabria, Michele Mumoli) di garantire al più importante hub
italiano di transhipment dei container normative e regole del gioco che gli consentano
di competere ad armi pari con la concorrenza mediterranea ed europea. Su un
tema scottante come quello sintetizzato nel titolo “il porto della cocaina”,
che è diventato slogan su Gioia Tauro, è emerso come le navi che scalano nel
porto calabro, siano oggetto di 1200 ispezioni al mese (per oltre 15 mila
all’anno) contro le 7 ispezioni all’anno del Pireo, con effetti non tanto sulla
capacità di intercettare traffici di stupefacenti, ma di limitare fortemente
l’efficienza e rendere meno competitivo il porto.
Da un argomento border
line all’altro: Venezia e il suo destino di città-porto. Sia l’Assessore del
Comune di Venezia Simone Venturini, sia il Presidente degli Agenti Marittimi
del Veneto, Alessandro Santi, e il Presidente dell’Autorità Portuale di Sistema,
Pino Musolino, hanno respinto nettamente l’idea che Venezia possa rinunciare al
suo porto e vivere un futuro di città-museo. I numeri parlano chiaro: il porto
di Venezia che è strategico per un’area industriale come quella veneta, che ha
un peso produttivo pari all’intera Baviera, occupa 14.000 addetti a Porto
Marghera, 2000 a Chioggia, 4500 nel solo settore crociere, 1034 imprese. Questo
sistema è irrinunciabile. Per quanto riguarda le crociere, dove Venezia ha
perso 300.000 passeggeri in un anno, la rinuncia delle crociere provocherebbe
la scomparsa delle navi passeggeri in tutto il “mare-lago” dell’Adriatico.
Per quanto riguarda
Taranto, città anche culturalmente per decenni vincolata a un concetto di
industria e funzione pubblica (dalla Marina militare alla siderurgia), è
chiamata oggi a una trasformazione epocale. Trasformazione di approccio che
riguarda (come sottolineato dal Presidente degli Agenti Marittimi di Taranto,
Marco Caffio) gli imprenditori privati così come l’Autorità di Sistema Portuale
presieduta da Sergio Prete. Il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha
sottolineato l’importanza di una vera e propria rivoluzione che consenta di
cogliere ogni opportunità anche schiusa dalla Zes, Zona economica speciale, che
dovrebbe essere finalizzata a radicare a Taranto attività industriali private
che possano approfittare anche delle opportunità poste in essere dal porto.
Le conclusioni sono
state affidate a una tavola rotonda che ha evidenziato in modo drammatico la
sotto-valutazione del valore dei porti da parte del sistema Italia (opinione
pubblica così come politica). Zeno D’Agostino ha definito assurdo e
incomprensibile il fatto che il tema della portualità non rientri nella consapevolezza
dei vertici politici e di una Presidenza del Consiglio, quando in
considerazione del valore strategico ed economico i porti dovrebbero almeno
occupare il 10% del tempo del presidente del Consiglio di qualsiasi governo.
Ivano Russo,
consigliere del ministro dei Trasporti, ha sottolineato come questo assurdo si
perpetui nonostante che il 67,7% delle materie prime di un paese come l’Italia
che occupa i vertici delle potenze industrializzate e porti garantiscano allo
Stato un gettito annuale di 15 miliardi di euro. Russo, che ha definito
“ridicole” e “una boiata” le proposte di Spa portuali (che vivono, in quanto
pubbliche, gli stessi vincoli di una Autorità di Sistema), ha invitato il
settore a concentrare gli sforzi sui provvedimenti (35 su 37 varati che vanno
trasformati in fatti). Fra queste le nuove norme “rivoluzionarie” sui dragaggi
con la trasformazione del concetto dei “fanghi” in “detriti” con una
semplificazione delle procedure di smaltimento.