Il decreto “Rinnovo flotte”: gli obiettivi del Pnrr per la creazione di una flotta green di navi ITA

27/10/2023

Il decreto “Rinnovo flotte”: gli obiettivi del Pnrr per la creazione di una flotta green di navi ITA

Rubrica a cura dello Studio Legale Siccardi Bregante & C. - www.siccardibregante.it - studio@siccardibregante.it

Il decreto “Rinnovo flotte”: gli obiettivi del Pnrr per la creazione di una flotta green di navi italiane

A poco più di un anno dalla sua pubblicazione, il decreto “Rinnovo Flotte” diventa ufficialmente operativo. Dopo l’assegnazione dei fondi a inizio 2023, ora il piano di finanziamento prende il via con l’erogazione dei primi contributi alle società armatrici ammesse al bando.
Il provvedimento, pubblicato con Decreto ministeriale n. 290 del 21/09/2022, rientra tra gli interventi del Piano nazionale per gli investimenti complementari, volto ad integrare con risorse nazionali le politiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in materia di transizione ecologica. Il decreto si inserisce nel contesto più ampio degli investimenti “Rinnovo flotte – navi sostenibili” del Pnrr, il cui obiettivo è contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale del trasporto marittimo, garantendo servizi marittimi ecosolidali e favorendo il processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti. Il programma, strutturato su base quinquennale, mira a investire in impianti di micro-liquificazioni di gas naturale, nella costruzione di navi per il rifornimento nei porti, in interventi di riqualificazione per i rigassificatori, nonché a finanziare la costruzione di nuove navi e l’ammodernamento della flotta esistente.
Il decreto, che interessa proprio quest’ultimo punto, prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro destinati agli armatori attivi nei porti italiani ed europei, così ripartiti: 225 milioni per la costruzione o il completamento di nuove navi, 225 milioni per il refitting delle navi già esistenti, 50 milioni per il rinnovo o l’acquisto di unità operanti all’interno dei porti italiani, come i rimorchiatori.
Nel dettaglio, gli articoli 4 e 5 del decreto menzionano gli interventi ricompresi entro  il piano di finanziamento: accanto all’acquisto di nuove unità navali a scafo metallico dotate di una tipologia di impianto a propulsione a basso impatto ambientale, sono ricompresi anche i lavori di modificazione o di trasformazione radicale delle caratteristiche principali delle navi già esistenti, tali da consentire alle stesse di rientrare nella definizione di “veicolo pulito”. Entro tale definizione vengono ricomprese tutte le navi le quali abbiano emissioni dirette di CO2 pari a zero, o siano dotate di un motore a propulsione ibrida, o a doppia alimentazione, che tragga almeno il 25% della sua potenza da combustibili a zero emissioni dirette di CO2 e/o da alimentazioni plug in, o ancora che raggiungano un indice di efficienza energetica in materia di progettazione (Energy Efficiency Desing Index o EEDI) dell’Organizzazione Marittima Internazionale del 10% inferiore ai requisiti EEDI applicabili al 1° aprile 2022. In alternativa, gli interventi di ammodernamento o trasformazione devono quantomeno poter consentire l’utilizzo o l’incremento della percentuale utilizzata di biocarburi e combustibili sintetici.
A inizio 2023, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato la graduatoria delle società armatoriali ammesse al bando, stabilendo che avrebbero acceduto ai contributi pubblici 21 società armatrici di 88 navi, per un importo complessivo del valore di circa 160 milioni di euro. La cifra assegnata, pari solo al 30% delle risorse stanziate dal Pnrr, ha messo in risalto una scarsa partecipazione da parte degli operatori del settore, il che ha portato a prolungare il bando oltre i tempi di scadenza originari e ad ammettere anche le domande per le quali l’indice di abbattimento co2 fosse risultato superiore a 0,9 ma inferiore a 1”.
Le ragioni dietro la mancata adesione al piano di finanziamento sono molteplici. In primo luogo, l’obbligo di realizzare gli interventi in cantieri italiani o europei avrebbe in molti casi reso più onerosi i lavori previsti, pur al netto delle agevolazioni erogate: molti armatori hanno preferito abbattere i costi e continuare ad affidarsi a cantieri extra-europei. In secondo luogo, il vincolo posto dal bando ad ammettere unicamente interventi su navi battenti bandiera italiana che negli ultimi cinque anni avessero operato esclusivamente in acque territoriali ha ulteriormente ristretto il ventaglio di operatori idonei alla domanda. Per ultimo, i fondi messi a disposizione, pur rientrando entro le politiche europee del Pnrr, attingono da un Fondo complementare finanziato con risorse nazionali, con la conseguenza che le maggiori restrizioni previste in materia di aiuti di Stato hanno spesso impedito di operare secondo modalità più funzionali nell’erogazione dei fondi.
Nel secondo semestre del 2023, risulta assegnato un totale di 186 milioni di euro; di questi, sono solo 36 milioni ad essere stati impegnati dal Ministero delle Infrastrutture tramite contratti già conclusi con i beneficiari. Nel frattempo, tra gli armatori ammessi ad accedere al contributo, alcuni hanno preferito cedere le navi che avrebbero dovuto riammodernare o attendere un futuro secondo bando dai requisiti meno stringenti.
Ora, il timore è che il governo decida di ricollocare i fondi non assegnati su altri progetti, privando il settore del trasporto marittimo delle risorse non assegnate a causa degli sbarramenti posti in sede di valutazione delle domande.
Per il futuro prossimo, si parla di riproporre un secondo bando rivedendo le prerogative per l’ammissione ai benefici, ad esempio prevedendo la possibilità di realizzare gli interventi previsti dal piano in cantieri mediterranei extra-europei.


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