Banchero: «Il traffico in Africa destinato a crescere» / L’INTERVISTA

18/09/2019

FONTE: The Meditelegraph

Banchero: «Il traffico in Africa destinato a crescere» / L’INTERVISTA

QUALI sono i rapporti tra il porto di Genova e gli scali africani, in particolare quelli del Nord Africa?

  «Le compagnie che storicamente operano da Genova con i porti del Nord Africa – dice Alberto Banchero, presidente di Assagenti – sono numerose. Questi tipi di traffici rappresenta poco più del 10% di quello totale del porto di Genova, sia in import che in export: nel 2018 si è andati oltre i sei milioni di tonnellate di merce, quindi tutt’altro che trascurabile».

Quali sono le tipologie di merci più diffuse che vengono movimentate - sia in entrata che in uscita - tra i porti dell’Africa e lo scalo di Genova?


«Per quanto riguarda l’esportazione si tratta prevalentemente di automotive e veicoli agricoli, impiantistica e prodotti metallurgici, elettrodomestici, macchinari e apparecchiature in generale, generi alimentari, prodotti chimici e fertilizzanti, minerali, carta e semilavorati soprattutto per la Tunisia. L’importazione invece riguarda prevalentemente materiale etnico, prodotti dell’agricoltura, della pesca, prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio e del gas, caffè e zucchero, inoltre ci sono i prodotti finiti, partiti semilavorati, che tornano dalla Tunisia, come scarpe, vestiti o tessile in genere».

Ritiene che lo sviluppo dell’economia africana possa rappresentare un’opportunità per la crescita del porto di Genova oppure gli asset considerati strategici sono altri?

«Evidentemente gli asset strategici seguono le quote di mercato delle diverse aree geografiche, e quelle del nostro porto rispetto al Nord Africa le abbiamo citate, sono certamente espandibili ma solo riuscendo a rimuovere alcuni freni che attualmente esistono, che vanno dall’instabilità politica di molti Paesi africani alla politica protezionistica locale di diversi di essi. Inoltre, si deve tenere tener conto della perdita di competitività della nostra economia. Le esportazioni nazionali infatti risentono parecchio della globalizzazione e Paesi come Cina, India, Corea, Turchia stanno gradatamente guadagnando fette di mercato, non più e non solo su prodotti con scarso contenuto tecnologico, ma anche sui grandi progetti. In Algeria, ad esempio, l’influenza cinese è molto elevata: la grande moschea di Algeri è stata costruita da loro, così come il futuro nuovo porto di El Hamdania, vicino Cherchell».

Nei prossimi anni assisteremo a una crescita delle economie africane oppure la difficile situazione geopolitica che interessa parte del continente africano continuerà a frenarne lo sviluppo?

«Come detto le potenzialità di quest’area geografica sono enormi, tuttavia spesso ragioni politiche frenano i rapporti con gli altri Paesi e di conseguenza questo possibile sviluppo, ricordiamoci che solo il Marocco può vantare ad oggi di avere un’economia stabile senza problemi né politici, né terroristici. Ci sono fattori determinanti che comunque sosterranno in qualche modo lo sviluppo di queste economie, pensiamo solo alla ricchezza di materie prime di questo continente come petrolio, oro, cromo e platino su tutte, nonché alla continua crescita dei fattori di urbanizzazione. Si prevede, infatti, infatti che nei prossimi vent’anni salirà al 50% la percentuale della popolazione africana che vivrà in un centro urbano».

Sul fronte passeggeri, invece, come giudica l’andamento del traffico traghetti tra Genova e il Nord Africa?


«Nel 2018 il numero dei passeggeri transitati dal porto di Genova per le maggiori destinazioni del Nord Africa inteso come Tunisia, Marocco e Algeria ha sfiorato le 400 mila unità, che rappresenta il 20% del totale, una percentuale di tutto rispetto che non può che portare ad un giudizio positivo. Per il futuro, soprattutto se si concretizzeranno le condizioni per una crescita di questo comparto, sarà necessario mettere mano al problema dell’interferenza del traffico traghetti nazionale con quello estero, tema già dibattuto da tempo ma mai risolto».


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